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Can Yaman si racconta a Vanity Fair. Diretta Instagram con il direttore Simone Marchetti

Can Yaman si racconta a Vanity Fair. Diretta Instagram con il direttore Simone Marchetti

Una sorpresa inaspettata!

Martedì 30 marzo è stata una giornata intensa per i fan di Can Yaman; Vanity Fair, famosa testata giornalistica, ha annunciato che, sulla loro copertina settimanale, ci sarebbe stato il nostro “SandoCan” il pirata gentiluomo.

Il giorno prima era stato pubblicato un breve video che mostrava chi sarebbe stato il personaggio, ma solo con i contorni, attraverso un gioco di luci e ombre (vedo non vedo); ovviamente per noi non c’erano dubbi: era lui il nostro Aslan!

Poi è uscito un articolo sul sito ufficiale del giornale con una parte di intervista e delle foto strepitose, ma il regalo più bello è stato la diretta annunciata poche ore prima con il direttore Simone Marchetti e il nostro Can Yaman.

Ore 18. Tutti presenti per la diretta, un po’ di problemi tecnici per il collegamento, che ne hanno aumentato l’ansia, ed ecco che appare lui, con tutta la sua imponenza, un Can divertente, ma allo stesso tempo un po’ trafelato per l’imminente trasloco dall’hotel al nuovo appartamento, finalmente!

Ha cercato di rispondere alle domande in maniera simpatica, esaustiva in un italiano quasi perfetto, senza svelare troppo considerata l’intervista fatta al giornale.

Come sempre è emersa la sua iperattività, era sereno e sorridente e, alla domanda, “quando hai pianto l’ultima volta” ha risposto: “pochi giorni fa quando ho lasciato l’albergo. 3 mesi lì, mi ero affezionato”.

È stato bello vederlo e sentirlo, un gran regalo per i suoi fan, adesso vedremo ancora tutti i suoi allenamenti per il remake di Sandokan, con la speranza di abbracciarlo presto.

Can Yaman si racconta a Vanity Fair. Diretta Instagram con il direttore Simone Marchetti

Ti sei fatto desiderare, sii sincero…(visto che Can non riusciva a prendere parte alla diretta).

Sai perché?! Ho risolto io. Siccome non ti seguivo, su questo conto (account). Non mi permetteva di…(cliccare)

Molto male, molto male…Ti posso sgridare?

Eheheh… è la prima volta che faccio una diretta sul mio Instagram, quindi…

Mi piace che sia la prima volta anche per Vanity Fair. Senti, allora innanzitutto uno, grazie per il tuo tempo, per la tua disponibilità…facciamo un passo indietro.

La prima volta che ti ho conosciuto, ed è stato un incontro via “ZOOM”, se ti ricordi, io non mi immaginavo che tu fossi così simpatico!

Hai, come dire, un following eccezionale. Sono 8 milioni di persone, la maggior parte donne, che ti seguono, ma non solo…e la prima domanda che ti faccio a brucia pelo è…

Qual è il complimento più bello che ti hanno fatto su Instagram?

Ahah…non lo so, cioè in generale ci sono tanti complimenti. Pure le critiche.

Da 4 mesi non leggo più i commenti, però soprattutto ci sono anche le lettere che mi arrivano e cerco di leggerle ogni volta, dalle mie fan vere, le mantengo tutte.

Scrivono delle bellissime cose, cioè scrivono in generale che mi seguono da anni e tutte queste cose, mi conoscono molto bene. Belle cose! Eheheh…

Non mi viene in mente una frase in particolare, però ricevo tantissime lettere, tantissimi commenti, tantissimi pensieri, mi fa molto piacere.

Anche la mia casa, ora mi sono trasferito, finalmente sono uscito dall’albergo. E’ il mio secondo giorno a casa.

Com’è? Ti trovi bene?

Mi trovo molto bene. C’è migliaia di roba da fare, devo sistemare. Ci sono scatoloni in giro. Eh sì, un pasticcio! Eheheh…

Allora innanzitutto “Jan Yaman” lo pronuncio bene? Ecco, non è “Kan Yaman” ma “Jan Yaman”.

E’ tipo, l’avevo già detto prima, tipo Gianluca, Gianfranco, Gianni in italiano. Come si scrive G-I-A-N. Capito?!

Lo chiedo perché io sono bravissimo a sbagliare i nomi e non voglio sbagliare il tuo.

Senti, io non voglio fare troppo spoilering, perché il servizio fotografico di Vanity Fair che ti abbiamo fatto e l’intervista che hai rilasciato a Lavinia Farnese, la nostra giornalista, sono bellissimi, quindi non voglio rovinare la sorpresa.

Domani è in edicola, però voglio chiederti due o tre cose, che sono venute fuori in questa bellissima intervista.

La prima riguarda la tua infanzia. Iniziamo un po’ da lontano…

Qual è il ricordo più bello, il primo che ti viene in mente di quando eri bambino, quello che ti rende più felice.

Un posto? Ci sono due posti che mi rendono molto felice. (si è impallato mi pare).

Uno è a Istanbul, una strada che assomiglia agli Champs-Élysées a Parigi, una strada che si chiama “Balat”, una costiera, una strada lunghissima dove ci sono tantissimi negozi, ristoranti, club. Si cammina, si fa una camminata lunga, c’è una costiera parallela alla strada, quindi un posto solare e vivace.

La mia infanzia è passata praticamente lì. Fino a quando avevo 22 anni. E poi un altro posto, luogo. Il secondo posto, posso dire praticamente, un posto estivo, che si chiama Bodrum, che si trova nel sud della Turchia e lì mia nonna vive da 30 anni, quindi quando ero piccolo andavo sempre a trovare mia nonna e tre mesi li trascorrevo là. Mi piace molto Bodrum. E’ un paradiso proprio.

Senti Can, tutti pensano che la carriera di un attore, la tua carriera, sia come una sorta di cosa che si accende e che funziona tutto bene, diventi famoso. In realtà la vita è spesso dura, abbiamo avuto un anno difficilissimo.

Io so che tu hai raccontato a Lavinia che quando eri molto giovane, hai avuto anche dei problemi famigliari, economici, che in un certo senso ti hanno insegnato ad essere più forte.

Ora la mia domanda è: Qual è stato il momento, quello più buio di tutti, quello in cui hai detto, “questa volta non ce la faccio proprio!?

Ehhh… Non c’è stato mai un giorno, oppure un periodo dove ho detto non ce la faccio più, perché io ce la faccio sempre, cioè non mi arrendo mai. Però ci sono stati dei momenti difficili, tipo durante la mia infanzia, quando avevo 14 anni, ero entrato al liceo italiano, il lavoro di mio padre andava malissimo.

In quel periodo ho affrontato il rischio di dover abbandonare il liceo e andare in un liceo normale, statale, invece il liceo italiano era molto elitario, un liceo perfetto da frequentare.

Ero triste all’idea di dover abbandonare questo liceo dopo l’anno preparatorio, però per fortuna, sono stato bravo. Ho ricevuto queste borse di studio che mi hanno salvato la vita. Anche all’interno dell’intervista parlo un po’ di queste cose quindi non voglio svelare troppo.

Bravo. Hai ragione! Sono io, colpa mia! E’ vero, non ti chiedo più altro. Allora ti chiedo un’altra cosa che nell’intervista non dici.

Il momento più bello. Quello che hai detto…”Ahhh questa volta ce l’ho fatta!”

Mmm… Guarda non so. Ho avuto tante vite. L’ho avuta anche tante volte nella mia vita. Anche venire qua per Sandokan, per lavorare in Italia, è stata una svolta per me.

Ho dovuto lasciare il paese, è cambiata proprio la vita. Sono venuto qua, ero in albergo da 3 mesi, non c’è nessuno, sono da solo. Ci sono alcuni amici qua però è stato un momento coraggioso. Si può dire che ho cominciato da zero.

Nella mia vita ci sono state svolte così, quando avevo per esempio 18 anni, ero andato negli Stati Uniti, presso una famiglia e lì ho fatto un anno del liceo…anche lì a 18 anni, un bambino che va a vivere da solo presso una famiglia, cioè crea una vita nuova.

Queste sfide mi hanno reso più maturo. Posso dire che, come si dice, mi posso vantare magari di avere successo di tutte queste svolte, non ti posso dare un giorno esatto, però ci sono state delle tappe nella mia vita che sono state praticamente delle sfide.

Ogni volta che comincio da zero nella mia vita, mi dà molto piacere, sai, perché mi rende maturo, mi rende più forte, queste difficoltà, queste svolte nella mia vita.

 
 
 
 
 
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E’ bello quello che dici perché penso che sia anche un messaggio di incoraggiamento per tutto quello che sta succedendo. Perché abbiamo proprio bisogno di questa forza, di questo ottimismo e di questa speranza.

Senti, qual è la cosa che ti fa veramente, veramente arrabbiare?

Ehm… Io sono un tipo un po’ impetuoso, sono un po’ permaloso, cioè mi arrabbio subito, però passa subito, capito?!. Ho questo su e giù.

Per esempio la cosa che mi fa molto arrabbiare è, quando uno mi dà dei consigli stupidi, così come se io fossi scemo, a non pensare, a non ragionare.

Mi dà fastidio, mi arrabbio un po’ però ho imparato molto a mantenermi.

Da giovane, nel senso quando avevo 20-21-22 anni, 25 magari, ero più, reagivo di più.

Ora avendo 31 anni, non reagisco così tanto. Cerco di ricevere le cose con calma. Sono più calmo praticamente.

Anche perché non voglio immaginarti arrabbiato. Però ahah senti, invece cos’è la cosa che ti fa innamorare, la cosa che ti fa accendere il cuore, la cosa che le persone fanno e poi ti conquistano.

Qual è la cosa che ti conquista davvero?

A me piacciono le persone positive, sorridenti che in ogni caso guardano il lato positivo. Queste persone mi conquistano proprio.

La gente positiva in ogni caso.

Senti, invece Quand’ è l’ultima volta, questa è una domanda difficile, l’ultima volta che hai pianto?

Eh… L’ultima volta che ho pianto guarda è una settimana fa, 10 giorni fa, quando lasciavo l’albergo. Ti può sembrare strano, però un po’ di lacrime mi sono arrivate sai.

Perché in questi tre mesi, erano stupendi, in quell’albergo ho avuto dei ricordi. Quindi lasciare questa stanza pure mi ha emozionato.

Io te la giuro questa cosa, quando lasciavo, quando traslocavo nei vestiti, che svuotavano la stanza, è arrivato un po’ di sai, come si dice, un po’ di lacrime.

Invece, qual è stata, cioè, noi abbiamo una visione di te, ti alleni per Sandokan, hai una possanza fisica, sei molto simpatico. Cioè tutto va bene. C’è qualcosa che ti fa paura?

Nell’intervista c’era anche questa domanda. Ho risposto bene. Ho detto che quando ti metti ad amare, cioè quando ami, non trovi tempo per la paura.

Quando vivi il presente, quando sei dedicato, quando pensi al lavoro e a tutte le cose che devi fare, la paura te la dimentichi.

Poi l’unica paura sarebbero le cose potenziali che potrebbero magari accadere, capitare, tipo se tu muore una persona che ci tieni molto, cioè non è che mi metto a pensare a delle cose negative.

Cerco di pensare sempre alle cose positive. La paura me la dimentico proprio.

Le ultime due domande e poi ti lascio andare perché so che devi andare. La prima cosa è: Cosa ti piace di Sandokan? So che ti stai preparando a questo ruolo importantissimo. Cosa ti ha conquistato di questo ruolo?

Mi ha conquistato il fatto che è una serie che attirerà molto anche il pubblico femminile.

Perché nella serie si tratterà dei valori tipo amore, amicizia, patriottismo, vendetta. Tutti questi valori che ci teniamo.

Sarà anche una storia d’amore, cioè non è che sarà una serie che riguarderà solo i maschi, che vado ad ammazzare e massacrare tutti. Non sarà una roba così. Attirerà molto l’attenzione delle donne. Questa cosa mi piace molto.

Nella prima stagione, non posso svelare di nuovo troppo, ma si parlerà del passato di Sandokan.

Quindi sarà interessante, Sandokan scoprirà chi è Sandokan. Scoprirà il suo passato, scoprirà chi è la madre vera, chi è il padre vero. Tutte queste cose. Queste avventure mi hanno colpito (Can che fa spoiler ahah).

Poi essendo un attore, Sandokan, questo progetto mi dà l’opportunità di svilupparmi tanto come attore.

Ricevendo tutti questi addestramenti come: l’equitazione, arti marziali, cioè per me, essendo un attore è molto importante perché mi dedico a questi addestramenti e quindi ho l’occasione di svilupparmi come attore.

Ultima domanda, poi ti lascio. Se dovessi tornare indietro, a un Can che ha 7-8 anni, piccolino, e gli devi dire un solo consiglio per arrivare a dove sei arrivato tu. Qual è quel consiglio?

Guarda, come ti ho detto, ho sempre vissuto il presente, cioè avevo spesso questa sensazione di provvidenza fin da bambino, quindi stavo molto sereno sempre

Se qualcosa andava male, fin da bambino, ero sicurissimo che qualcosa era per una causa migliore. Ero sicuro che si sarebbe aperto un portone per me.

Non mi preoccupavo mai, anche nel liceo quando il lavoro di mio padre, ti ho detto, ero sereno, cioè ero serenissimo. Non so perché, non mi sono preoccupato mai. Ho questa sensazione sempre. Non è una cosa che è in me e arriva dopo, c’era quando sono nato.

Senti Can, grazie uno, del tuo tempo. Ci vediamo domani in edicola. Sono molto curioso di vedere Sandokan e spero di vederti davvero in tanti altri ruoli. Ti faccio un in bocca al lupo per la tua carriera. Non ne hai bisogno, stai riscuotendo un grande successo.

Noi di Vanity Fair siamo molto felici di ospitarti in copertina e davvero ancora grazie della tua disponibilità. Spero di incontrarti dal vivo presto. Come del resto tutte le oltre 40 mila persone che ci stanno guardando.

Grazie mille. Altrettanto. Ciao Ciao!

 

 
 
 
 
 
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